Il giorno in cui Roma cercò di imbavagliare Dioniso
Lo hanno inciso su una tavola di bronzo come si incide un avvertimento, o una maledizione. Una legge, ma anche un tentativo disperato di arginare l’invisibile. Era l’anno 186 avanti Cristo, e il Senato romano decise che Dioniso doveva tacere.
Non è una favola, anche se potrebbe sembrarlo. È accaduto davvero. Il Senatus Consultum de Bacchanalibus è un decreto inciso a lettere solenni, e dice una cosa molto semplice: i Baccanali, i riti notturni in onore di Dioniso – o Bacco, come lo chiamavano i Romani – sono troppo pericolosi. Vanno vietati. O almeno, controllati.
Il dio del vino, del teatro, dell’estasi, della liberazione, improvvisamente diventa un nemico dello Stato.
Un dio che attraversa le notti
Dioniso è una figura difficile da contenere. È giovane e antico, maschile e femminile, umano e divino. Entra nei corpi, li fa tremare, li fa danzare. Mescola i ruoli, scardina le leggi. I suoi seguaci – uomini, donne, schiavi, liberi – lo seguono nel buio dei boschi, gridano il suo nome, si perdono per trovarsi.
E Roma, la severa, la razionale, la repubblica dei padri e delle toghe, ne ha paura. Perché Dioniso promette qualcosa che la legge non può dare: libertà vera, senza condizione.
E così lo vietano. Lo regolano. Fissano un massimo di cinque partecipanti per ogni rito. Niente sacerdoti non autorizzati. Niente congiure, niente promesse segrete. Vietato riunirsi, vietato danzare. Vietato, soprattutto, uscire da sé.
📝 Tito Livio lo scriveva già allora
“Nulla religione nec timore deum tenebantur: nemo non in cultu suo deum adulterium, fraudes, falsum testimonium, periuria, cenas, nocturna orgia, tumultum et clamores, mixtum virorum feminarumque stuprum, scaenicas saltationes, tibicinum et citharoedorum modos pro sacris habebat.”
— Tito Livio, Ab Urbe Condita, Libro 39, 13
💬 Traduzione:
“Non vi era più alcun rispetto per la religione né timore degli dèi: nessuno, nel culto del proprio dio, non commettesse adulterio, frodi, falsa testimonianza, spergiuri, cene notturne, orge, grida e clamori, mescolanza scandalosa di uomini e donne, danze da scena e musica profana, considerandole sacre.”
Il potere può vietare, ma non può fermare il desiderio
Il Senatus Consultum de Bacchanalibus non è solo un documento storico. È il simbolo eterno di ogni tentativo di reprimere ciò che sfugge al controllo: l’estasi, la poesia, l’amore, il disordine creativo. Ma Dioniso è ancora qui, tra le righe di un libro, nel fondo di un bicchiere, o in una notte in cui qualcuno osa ballare da solo sotto la pioggia.
E in fondo, scrivere storie, fare cinema, raccontare il mondo – non è anch’esso un Baccanale?
Un atto di fede nell’inevitabile caos della bellezza?
🌀 edfilm.it è anche questo: un luogo in cui i decreti si leggono, ma non si rispettano sempre.
Un luogo in cui Dioniso, tra un fotogramma e un libro, sorride ancora.
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